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Vedere

Questa mattina il mio unico problema erano gli occhiali da sole.

I miei amati occhiali da sole Ray-Ban, uno delle tante paia di cui posso comodamente disporre, irrimediabilmente persi nel corso dei bagordi dell’ultimo week end.

Un oggetto. Una cosa che ha un prezzo, quindi facilmente rimpiazzabile, e alla quale attribuisco scioccamente anche un valore.

E’ da ieri che non trovo pace per averli persi, che non mi capacito di dover dire addio per sempre ai miei occhiali da sole preferiti.

Poi, a pranzo, incontro lui: ha gli occhi chiarissimi che lacrimano per il sole, ma anche per l’età, le sofferenze, gli stenti che una vita da “senza tetto” comportano (quanto ci piace edulcorare i concetti per prenderne le distanze! magari quell’uomo fosse solo senza un tetto, perché ha vederlo è chiaro che gli manca un letto e il cibo e i denti e le attenzioni e la dignità).

E i miei occhi, protetti nel frattempo da un altro paio di costosi occhiali da sole tra i tanti di cui dispongo,  solo dinanzi a lui si aprono veramente,  vedono, vengono letteralmente trafitti da quel suo stare al mondo che fa vacillare il mio.

Capire che il mio problema non sono gli occhiali da sole è stato un attimo.

Capire che tutti i miei proclami e il mio cammino di fede e le mie elucubrazioni e i miei studi restano solo meri esercizi di stile, finché non avrò riso per ogni oggetto perso e non avrò dato valore a ciò che non ha un prezzo, anche quello è stato un attimo.

Dinanzi ai miei occhi, oggi, si è palesato il Vangelo di ieri (Luca 16,19-31).

Mai come adesso mi sono sentita molto poco cristiana e francescana, mai come ora mi sento una emerita cretina. Cieca a dispetto di tutti gli occhiali che già possiedo o potrò permettermi di acquistare.

Perché non c’è paio di occhiali che garantisca la vista, se il cuore è posato su ciò che ha un prezzo.

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